Valdés, Juan de

Juan de Valdés (Cuenca, ca. 1500 – Napoli, 1541) è stato un teologo, letterato e riformatore spagnolo.

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Biografia

Famiglia

Fu figlio di Fernando de Valdés, regidor perpetuo (governatore) di Cuenca in Castiglia dal 1482 al 1520, e di madre originaria di una famiglia di ebrei convertiti; lo zio materno, il prete Fernando de Barreda, nel 1491 fu arso al rogo come relapso. Anche il padre di Juan, del resto, e il fratello maggiore Andrés furono perseguitati dall'Inquisizione. L'altro fratello, forse gemello, Alfonso de Valdés fu segretario di Carlo V dal 1524 fino alla morte nel 1532.

In Spagna

Nel 1523 fu a servizio nella casa di Escalona di don Diego López Pacheco, marchese di Villena, duca di Escalona e conte di San Esteban, che riuniva intorno a sé una piccola corte di nobili e intellettuali; qui poté ascoltare l’alumbrado Pedro Ruiz de Alcaraz, predicatore laico del marchese.
Gli alumbrados costituivano un movimento spirituale, nato in Spagna all'inizio del XVI secolo e prolungatosi fino a tutto il XVII la cui teologia si riassume nell'illuminazione dell'anima da parte dello Spirito Santo che porta alla sua purificazione fino al dejamento, all’abbandonarsi all’amore e al volere di Dio, il quale salva, nella sua assoluta libertà di giustificazione, senza mediazioni di gerarchie ecclesiastiche.
Lasciata Escalona dopo l’arresto, nel febbraio del 1524, dell’Alcaraz, che fu processato dall'Inquisizione di Toledo e condannato al carcere perpetuo, Juan fu forse con il fratello Alfonso presso la corte imperiale in Andalusia, dove avrebbe conosciuto l'arcivescovo di Granada Pedro de Alba, e dal 1526 studiò, all'università di Alcalá de Henares, greco, ebraico, latino, letteratura spagnola e italiana. I suoi insegnanti erano profondamente influenzati dal pensiero di Erasmo; lo stesso fondatore dell'Università, il cardinale francescano Francisco Ximénez de Cisneros (1436-1517) aveva invitato, per quanto invano, l'umanista olandese a recarsi ad Alcalá. Professore di greco è Francisco de Vergara, fratello di Juan de Vergara, che verrà denunciato nel 1530 all'Inquisizione con l'accusa di essere alumbrado e luterano Anche Juan de Valdés è in corrispondenza con Erasmo, che mostra di conoscere anche il fratello Alfonso, e che si compiace con lui, in una lettera del 1° marzo 1528, di saperlo studente dell'Università.

Il Diálogo de la doctrina cristiana

Nel gennaio 1529 Juan pubblicò anonimamente il Diálogo de la doctrina cristiana presso lo stamparatore Miguel de Eguía, che aveva pubblicato già molti scritti di Erasmo. Dedicato al suo protettore, il marchese di Villena Diego López Pacheco, il dialogo è scritto non in latino ma in castigliano, come a voler raggiungere un pubblico ampio, con un'esposizione piana che tuttavia sottintende messaggi non ortodossi, come a voler sfuggire possibili censure.
Il fine della vita del cristiano è inteso nell'ottenimento della perfezione e Juan sottolinea la necessità di una corretta formazione cristiana, fondata non già sulla superstizione, ma sulle Scritture, raccogliendo un'esigenza costante dell'umanista olandese che viene nell'opera esplicitamente lodato quale «eccellente dottore e vero teologo», i cui scritti Juan esorta il lettore a leggere.
Ottiene la maturità spirituale non chi è un ecclesiastico ma chi «sente le cose spirituali e in esse si diletta e riposa e non dà importanza alle cose corporali ed esteriori e chi pone in Dio tutto l'amore, lo vivifica e conserva la grazia dello spirito santo, che sia celibe, sposato, chierico o frate»; lo spirito santo è il fondamento della sapienza che «si imprime e si racchiude nel nostro animo a darci fervore ed efficacia per predicare la bontà e la misericordia di Dio» ma questa sapienza è data spesso da Dio «a una vecchietta e a un idiota ed è negata a un letterato»; si obbedisce alla Chiesa solo per mantenere la pace cristiana, essendo inteso che «non siamo obbligati a servire Dio per servire la Chiesa ma serviamo la Chiesa per sevire Dio».
È stato notato come nel Diálogo si trovano intere frasi tratti dalle opere dei riformatori tedeschi, ormai proibiti nei paesi cattolici e come allora il nome di Erasmo, tollerato malgrado i sospetti che la sua opera suscitava, potesse servire al Valdés per mascherare un intento più radicale: il rifiuto di una devozione spesso ridotta a formalismo esteriore, l'esigenza di ritrovare i valori del cristianesimo delle origini, la denuncia della corruzione della Chiesa. I temi comuni dell'erasmismo, dell'alumbradismo e del luteranesimo potevano così convivere senza che l'opera potesse dirsi ispirata a un'unica fonte.
Subito dopo la pubblicazione, il libro era stato esaminato da una commissione di teologi che non avevano rilevato errori teologici sostanziali, consentendone la ristampa e e limitandosi a suggerire alcune correzioni. Tuttavia, gli arresti eseguiti in quello stesso anno e i processi a carico di diversi alumbrados portarono a far giungere agli inquisitori il nome dei due fratelli Valdés: Alfonso abbandonò la Spagna nel 1529 per assumere l'importante incarico di segretario di Carlo V, mentre Juan lasciò la Spagna per l'Italia, insieme con il rettore dell'Università di Alcalá Mateo Pascual il quale, quando ritornerà di lì a poco in Spagna, verrà arrestato dall'Inquisizione. Il Diálogo sarà inserito nel 1551, insieme con gli scritti dei riformatori e con i Colloquia di Erasmo, nel primo Indice dei libri proibiti.

In Italia

A Roma nell'agosto del 1531, divenne cameriere segreto di papa Clemente VII e segretario imperiale, con il privilegio di esenzione dalle gabelle in occasione del suo viaggio a Mantova nell'ottobre 1532 e poi a Bologna, dove Carlo V fu incoronato da Clemente VII e dove lo raggiunse la notizia della morte a Vienna del fratello Alfonso.
Non vi sono notizie sulla sua attività romana; nell'autunno del 1533 Juan era a Napoli, per succedere ad Alfonso nell'incarico di archivario, che tuttavia non gli viene accordato, ma è ricompensato con una indennità di 1.000 ducati. L'anno successivo, alla morte di un altro fratello, Diego, ottiene di ereditare le rendite di due chiese in Spagna, cosa che fa ritenere che Juan avesse ricevuto gli ordini minori, necessari per poter percepire quei benefici.
Stabilitosi definitivamente a Napoli alla morte di Clemente VII, mantenne corrispondenze tanto con la corte imperiale che con il vicerè Don Pedro de Toledo.
In questo periodo scrisse il Diálogo de la lengua, che fu pubblicato solo nel 1736. La funzione innovativa del libro, che si propone come un dialogo fra lo stesso Valdée e tre interlocutori italiani, è di porre la lingua spagnola al livello delle altre lingue di prestigio, dando a essa norme e regole, defininendone la pronuncia e stabilendone i rapporti con il latino. Valdés vi esprime altresì il proprio ideale di stile, fondato sul linguaggio parlato, sulla semplicità e la precisione dell'espressione.
Durante il soggiorno napoletano la sua casa a Chiaia divenne un circolo letterario e religioso, e le sue conversazioni e le sue opere, che circolarono manoscritte, stimolarono il desiderio di una riforma spirituale della Chiesa. Tra i frequentatori della sua casa si ricordano, fra i tanti, l’arcivescovo di Otranto Pietro Antonio di Capua, Galeazzo Caracciolo, Caterina Cybo, il vicario generale dell'ordine dei cappuccini Bernardino Ochino, il vescovo di Bergamo Vittore Soranzo, Bartolomeo Spadafora, il vescovo di Cheronissa Giovanni Francesco Verdura, Pietro Martire Vermigli. Ma su tutti spiccano Pietro Carnesecchi, Marcantonio Flaminio, Mario Galeota e Giulia Gonzaga, ai quali si deve la conservazione e la trasmissione dei manoscritti del Maestro.
Il suo influsso fu grande sui temi dei sermoni dell’Ochino e sul Carnesecchi che, conosciutolo già a Roma come «modesto e compito cortigiano», lo ritrovò a Napoli nel 1540 «tutto dedito a studiare le Sacre Scritture» facendo introduzioni, commenti e traduzioni in spagnolo dall’ebraico e dal greco. Carnesecchi gli attribuisce l’adozione della dottrina evangelica della giustificazione per la sola fede e, insieme, il rifiuto dello scisma luterano.
La sua morte disperse la compagnia; perduta la speranza di riformare il cattolicesimo, Ochino e Vermigli lasciarono l’Italia. 

Diversi scritti di Valdés furono gradualmente pubblicati in italiano. Mostrando originalità e penetrazione, uniscono una vena delicata di spiritualità al fascino personale della personalità dell’autore. Si trovano influssi del Tauler e Del Benefizio di Gesù Cristo Crocefisso, scritto da fra Benedetto di Mantova e rivisto da Marcantonio Flaminio, autori che Valdés conobbe personalmente.
Oltre il dialogo De doctrina christiana, in Italia lo scritto principale di Valdés fu l' Alphabeto christiano, che insegna la vera via d'acquisire il lume dello Spirito santo, tradotto da Marcantonio Flaminio e pubblicato a Venezia nel 1545, che ebbe una notevole popolarità nel mondo riformato italiano.
Scrisse inoltre un catechismo, Qual maniera si dovrebbe tenere a informare insino della fanciullezza i figliuoli de Christiani delle cose della religione, pubblicato a Roma nel 1545, le Dimande et risposte, le Cento e dieci divine Considerazioni, un commento al Vangelo secondo Matteo e i Commentari ai Salmi.

Opere

  • Diálogo de la doctrina christiana (1529, stampato a Venezia nel 1545)
  • Diálogo de la Lengua (1533, stampato a Madrid nel 1737)
  • Qual Maniera si devrebbe tenere a informare insino della fanciullezza i figliuoli de Christiani delle cose della religione (1545)
  • In che maniera il Christiano ha da studiare nel suo proprio libro, il Modo che si de tenere nell'insegnare et predicare il principio della religione Christiana (1545).
  • Cinque Trattatelli Evangelici (Roma, 1545)
  • Alfabeto christiano (Venezia, 1545)
  • Comentario Breve … sobre la Epistola de San Pablo a los Romanes (Venezia, 1556)
  • Comentario Breve … sobre la Primera Epístola de san Pablo a los Corintios (Venezia, 1557).
  • El evangelio según San Mateo declarado por Juan de Valdés (opera circolata manoscritta, pubblicata a Madrid nel 1880)

Bibliografia

  • Edmondo Cione, Juan de Valdés. La sua vita e il suo pensiero religioso, Laterza, Bari 1938
  • Massimo Firpo, Tra alumbrados e "spirituali". Studi su Juan de Valdes e il valdesianesimo nella crisi religiosa del ‘500 italiano, Olschki, Firenze, 1990
  • Massimo Firpo, Dal Sacco di Roma all'inquisizione. Studi su Juan de Valdés e la Riforma italiana, Edizioni dell'Orso, Alessandria 1998
  • Juan de Valdés, Alfabeto cristiano, Domande e risposte, Della predestinazione, Catechismo per i fanciulli, a cura e con introduzione di M. Firpo, Einaudi, Torino 1994

Voci correlate

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